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al testo di Marco G. Maggi
Cuore
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Li rivedo e sono ancora lì e come loro quanti altri ci sono e ci saranno sempre forse ce n’è bisogno più che mai qui nel profondo della notte Sono anche loro i veri eroi il fanciullo che si sacrifica per portare il pane alla famiglia quello che viene deriso per l’umiltà del suo aspetto il mio eroe sembra Franti ma ha il cuore grande di Garrone lo sguardo fisso oltre il mondo in fondo a un vicolo di paradiso
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Arcangelo Galante
- 20/11/2017 10:55:00
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Grazie per la cortese delucidazione ma, sinceramente, il testo non mi era troppo chiaro. Hai fatto bene a farmelo notare, sottolineando l’aspetto saliente che intendevi comunicare al lettore con la pubblicazione. In effetti, mi erano sfuggiti alcuni punti, proprio inerenti, l’emblematico messaggio. Un gentile saluto.
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Marco G. Maggi
- 19/11/2017 18:14:00
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Grazie per la lettura, caro Arcangelo. In realtà questa poesia vuole superare certi luoghi comuni, tipici di una mentalità abbastanza diffusa, provinciale e gretta, che si affida alle apparenze quando spesso la bontà e la generosità si trovano nelle persone che meno ci si aspetta. Vi altresì un’a ispirazione che mi è venuta pensando ai giovani, spesso poco più che fanciulli, che si sacrificano per la famiglia, soprattutto in questo ultimo decennio di crisi tremenda, alla faccia di chi vuole vedere tutti i giovani come inetti, egoisti e bamboccioni...
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Arcangelo Galante
- 19/11/2017 16:08:00
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Una lirica che suona come un omaggio al celeberrimo racconto per ragazzi di De Amicis: una sorta di diario che racconta le avventure, scolastiche e non, di alcuni ragazzi ed ambientato nella Torino post unità d’Italia. Belle le citazioni di due personaggi importanti: Garrone, lo studente enorme di statura e buono danimo che difende i più deboli, e Franti, il cattivo, che se la prende con quelli più deboli di lui. Il bene ed il male che si ripetono, come la storia, nel corso dei secoli. Salutandoti, tauguro un lieto prosieguo domenicale.
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